L’Universo in pentola , 9° dispensa : ” Le cèe alla Pisana” e ” La granita Cosmica”
Scritto da: Mauro Biagetti, in Notizie, Articoli, Cieli e cibiStavolta usciamo dalla cucina ed entriamo nel regno del trascendente perchè le 2 ricette sono quasi impossibili e lontane nello spazio-tempo, seppure per motivi diversi. La “granita cosmica” è una creazione della Dott.ssa Giulia Iafrate che per nostra fortuna si è laureata lo scorso anno in Astrofisica e Fisica Spaziale all’Università di Trieste. Attualmente lavora presso l’Osservatorio Astronomico della stessa città e collabora con l’ INFN ai progetti AGILE e GLAST senza scordare l’ ASTROGRID e un mare di altre iniziative. Se il CROSS esiste ancora, molto del merito va a lei e alla sua passione e caparbietà . A queste 2 qualità ha dovuto aggiungere anche la pazienza dopo che i Pisani hanno iniziato a frequentare il CROSS portando una dose non richiesta di schizofrenia e di anarchia . Per un atroce scherzo del destino proprio assieme a 2 di loro ha scoperto la SN 2008ea che è unanimemente riconosciuta come la più bella e importante del millennio non solo perchè è la 25° del CROSS. Con la “granita cosmica” oltre a presentarci con simpatia una ricetta ,ci fa entrare nel mondo della ricerca vera e di come la vivono i giovani Italiani che non hanno sicuramente rivali nell’arte di arrangiarsi. L’articolo perderebbe di significato senza le foto di corredo che Giulia ci ha inviato, per questo, contrariamente alle nostre abitudini, le inseriamo tutte. Le ” cèe alla Pisana” sono a chiare lettere la ricetta che identifica Pisa e le genti delle sua piana ,purtroppo nessuno potrà più gustarle (o quasi) e la ricetta è solo un ricordo nostalgico, da setta segreta
GRANITA COSMICA
Ingredienti:
-neve fresca ben imbevuta di neutroni
-caffè scaduto da alcuni anni
-grappa di ginepro (questa non fa in tempo a scadere)
-succo di arancia appena spremuto
-scaglie di Kinder
-qualsiasi altra cosa commestibile (o apparentemente commestibile) che
trovate in giro
Ovviamente questa granita, il cui nome non è casuale, deve essere
preparata e consumata nel luogo adatto, altrimenti perde di
significato.
Premessa e spiegazione del nome:
A dicembre 2007, appena prima dell’ invasione Pisana nel CROSS,
ho avuto la pazza idea di accettare una campagna di misurazione di
neutroni atmosferici (dal sole e da raggi cosmici) all’High Mountain
Research Station “Testa Grigia” sul Plateau Rosa (AO) - foto 1. Ah sì,
ogni tanto ci veniva a fare visita lo Yeti. A voi prob fa paura già il
nome… e avete ragione. Infatti io e altri due futuri fisici di
Torino (fig 0) siamo stati in un container di latta per 15 gg a 3500m
a contare bolle… ehm… neutroni. Temperatura Max, a mezzogiorno con
il Sole altro in cielo, sotto 0°, la T Min non ve la dico, qualche metro
di neve, vento a 50 nodi e un panorama da favola (Cervino appena fuori
dalla finestra)!
Questo laboratorio è stato costruito da Fermi negli anni 40-50, per
misurare i raggi cosmici, e da allora chi ha il coraggio di andarci, e
qualunque cosa prodotta lì, prende l’appellativo “cosmico”. Quando
(condizioni atmosferiche permettendo) scendevamo a valle, la gente ci
chiamava “i cosmici”.
Preparazione:
Attendere una bella nevicata, quando la neve inizia a essere più alta
delle finestre (fig 2) può bastare per un paio di granite. Aprire la
finestra del salotto (stando attenti a non far entrare una valanga).
Stando seduti al tavolo allungare la mano fuori dalla finestra e
raccogliere una tazza (una per persona) di neve fresca (la consistenza
perfetta per le granite è con una T esterna attorno ai -20° C) - fig
3. Posizionare le tazze con la neve sul tavolo e condire a piacere.
E qui viene il bello: al primo giro avevamo voglia di granita ma
niente di consono da buttarci sopra, quindi abbiamo fatto un miscuglio
di quello che c’era, cioè spremuta d’arancia e caffè scaduto (fig 4).
Il risultato è stato ottimo, abbinamento perfetto, ve la consiglio
(fig 5). Al secondo giro ci siamo organizzati meglio, la grappa di
ginepro è un’accoppiata vincente con la neve del Cervino (fig 6).
Occhio poi a non contare i neutroni (o le SN) doppi, quindi è
consigliata la consumazione due ore prima di iniziare il turno di
misura. Al terzo giro avevamo neve sufficiente per fare granite a
mezza Europa, ma proprio le abbondanti nevicate ci hanno isolato lassù
per alcuni giorni, i viveri scarseggiavano e l’unica cosa che abbiamo
recuperato da buttare sulla granita è stata una barretta kinder che io
avevo imboscato nella tasca più nascosta dello zaino proprio per
emergenza (barretta sciolta, ricomposta e semicongelata svariate
volte, non so da quanti mesi/anni era lì nel mio zaino). Cmq le
scaglie di cioccolato (quelle poche che non sono rimaste appiccicate
alla grattugia assieme al formaggio parmigiano fossile) hanno dato
quel tocco in più, la granita è venuta bene (fig 7).
LE CEE ALLA PISANA
Cominciamo col dire cosa sono perchè molti, anche Pisani , non le hanno mai viste e probabilmente non le vedranno mai purtroppo. Le cèe (cieche in Italiano) sono gli avannotti delle anguille che ritornano sulle coste Europee dal Mar dei Sargassi dove sono nate ,cullate e spinte dalla Corrente del Golfo. Il ciclo riproduttivo dell’anguilla è da sempre un’affascinante mistero della natura , il solo pensare che degli esserini cosi’ piccoli attraversino l’Oceano per rientrare e crescere nei fiumi da cui erano partiti i loro genitori ci lascia un senso di stupore e di gratitudine per Chi ha escogitato il tutto. Il nome “cèe” deriva dal loro aspetto in apparenza poco appetitoso : la lunghezza varia intorno ai 5 cm ,semitrasparenti , vischiose, di diametro tipo spaghettino con 2 puntini scuri ai lati della testa , i futuri occhi da cui il nome “cèe”. Da secoli sono considerate una prelibatezza dai Pisani (e non solo ) e il loro prezzo compete con quello dei tartufi. Venivano pescate di notte ,meglio col barchetto, in Arno e nei canali con la ripaiola che è una specie di grosso guadino a maglia fittissima che accarezzava la superficie dell’acqua dove lo “sciaguattio” delle onde ammucchiava le cèe. Da anni, grazie alla nostra ipocrita sensibilità ambientalista, la pesca è il commercio delle cèe sono proibite in Toscana e le pene superano quelle inflitte per importazione e spaccio di droghe pesanti , di conseguenza il prezzo al mercato illegale si è a queste adeguato. Le anguille però continuano a diminuire ,non sarà colpa di qualcos’altro ? In Spagna e Francia continuano tranquillamente a pescarle e ce le vendono surgelate e care , ma noi sconsigliamo assolutamente di consumare un tale obbrobrio. Per scopo didattico ecco la ricetta semplice ma difficile, che nessuno farà mai più o quasi. Servono per 4 fortunati : 400g di cèe, un paio di rametti di salvia, olio buono, sale e parmigiano a piacere. Si comincia prendendo le cèe ,che sono vive e avvolte da una patina vischiosa che va tolta con l’aiuto di un canovaccio pulito. Si rovesciano nel panno facendo attenzione che non si disperdano , si avvolge e si strofina con una certa forza in modo da togliere il loro umore . Quindi si radunano in un colino a fori piccoli ,quello per il brodo, e si sciacquano bene sotto il rubinetto con acqua fredda.Nel frattempo avremo messo sul fuoco un tegame dal bordo abbastanza alto con l’olio e la salvia .Il tegame deve avere un coperchio perfettamente efficente.Si fa soffriggere la salvia per pochi secondi poi si gettano le cèe nel tegame e si mette contemporaneamente il coperchio , se non si è svelti di mano le bestioline che sembrano morte ma non lo sono,schizzano fuori alla velocità della luce e colonizzano la vostra cucina. passati un paio di minuti si scoperchia ,si sala e si fa cuocere altri 4 o 5 minuti a fuoco medio . Si servono ,volendo, con una grattata di parmigiano ma considerato la magia che hanno, crediamo sia meglio gustarle al naturale. Impossibile descriverne il sapore sublime ,anche perchè ormai troppo lontano nel tempo ,ricordo che sapevano di mare, più di ogni altra cosa .
Settembre 23rd, 2012 alle 18:49
I miei due cents sull’immediato futuro 1) mossa ovvia e potliicamente sensata quella di non far nulla sul decreto firmato da Zaia. Lascere0 che venga impallinato sia dalla giustizia amministrativa italiana che in sede europea (non mi pare che rispetti le condizioni per chiedere la clausola di salvaguardia, visto che questa esclude argomentazioni di tipo economico o sociale2) Barroso (e i paesi desiderosi di andare avanti sugli OGM) e8 stufo del veto dei paesi (come l’Italia) che bloccano tutti gli altri. A giugno vi sare0 la proposta di nuova regolamentazione: gli ogm saranno approvati e certificati sicuri per salute e ambiente a livello centrale, ma ogni paese potre0 invocare, caso per caso, argomenti economici e sociali per non coltivarli. Contestualmente verranno approvati i vari ogm nella pipeline dell’EFSA e della commissione. Alcuni paesi europei cominceranno a seminarli. Repubblica ceca, svezia, danimarca, romania..A quel punto Galan si trovere0 a dover capire come l’apertura di altri paesi europei agli ogm influenzere0 il nostro sistema agroalimentare. E dovre0 decidere3) tolleranza zero: verre0 sicuramente eliminata la tolleranza zero, altrimenti c’e8 un forte rischio di bloccare mangimi vitali per l’industria zootecnica europea. Questo verre0 fatto presumibilmente con qualche escamotage tecnico, per non dover cambiare la legislazione, ma e8 sicuro che quando avverre0 ci sare0 un fuoco di fila sai soliti noti. Sare0 interessante vedere come si comportere0 il neoministro: approvere0 l’eliminazione della tolleranza zero o no? Noi importiamo mangimi ogm (venduti anche da Coldiretti 4) sperimentazioni: sarebbe una mossa potliicamente furba aprire alle sperimentazioni, presentandole come una richiesta di controlli italiani da parte di scienziati italiani (e non dalle odiate multinazionali ) e come tentativo di ridurre lo strapotere delle suddette e di rispondere alle esigenze degli agricoltori italiani. Sarebbe difficile opporsi platealmente ad una mossa presentata in modo da evidenziare l’italianite0 della ricerca. Vedremo..
Settembre 24th, 2012 alle 03:36
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Settembre 26th, 2012 alle 11:22
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