Cancro (Cancer)
di Roberta Biagi
La costellazione del Cancro, nell’antichità, indicava la posizione del Sole al solstizio estivo, che, in Mesopotamia, si identificava con la porta di accesso dei defunti verso l’incarnazione.

Nell’antico Egitto era invece identificata con Khepre (rappresentazione divina dello scarabeo o maggiolino dello sterco), il dio dell’alba, della fertilità e quindi della vita e della rinascita; un’altra versione del mito egizio riconduceva la costellazione al dio sciacallo Anubi, che assisteva lo scriba divino Thot, “pesando” il cuore dei defunti con una bilancia avente come contrappeso la “piuma della verità” della dea Maat.

Per gli arabi, invece, il Cancro era la bocca o il muso del Leone, la vicina costellazione.

Nella tradizione mitologica classica, il Cancro era il mostruoso granchio uscito dalla palude di Lerna, in Argolide, che Era aveva mandato a difesa dell’Idra, la creatura policefala da lei stessa allevata, affrontata da Eracle nella sue seconda fatica. Quest’ultimo, pur essendo morso al tallone dal granchio, riuscì ad annientarlo; Era, allora, lo fece comunque ascendere al cielo, trasformandolo in una costellazione (tuttavia minore, dato che si tratta di quella meno appariscente dello Zodiaco).

All’interno del Cancro vi sono le luminosissime stelle del gruppo nominato “Presepe”, tra le quali spiccano Asellus Borealis (Asinello settentrionale) e Asellus Australis (Asinello meridionale), direttamente collegati al leggendario scontro tra gli dei olimpi e i Titani. La Titanomachia fu vinta dai Celesti, che, però, subito dopo dovettero affrontare i Giganti figli di Gea (Gigantomachia), i quali volevano vendicarsi di Zeus, colpevole di aver relegato nel Tartaro gli sconfitti Titani. La vittoria fu ancora una volta degli dei dell’Olimpo, i quali furono decisivamente aiutati da Dioniso ed Efesto: questi, sopraggiunti a cavallo di asini, spaventarono i Giganti, che mai avevano udito il raglio di tali animali e pensarono che provenisse da qualche altra mostruosa creatura. Dioniso, per ringraziare i due asinelli, li collocò in cielo, a fianco dell’ammasso stellare chiamato “Phatne” (mangiatoia).



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