NOTIZIE DALL’ UNIONE ASTROFILI ITALIANI

www.uai.it

Una concentrazione di quasars intorno alla galassia NGC1097 (un lavoro in collaborazione fra Halton Arp e l’italiano Daniele Carosati)

http://www.uai.it/index.php?tipo=A&id=1568

Una ricerca (del 1984) di quasar nella regione della galassia attiva NGC 1097 aveva già evidenziato ben 31 quasars. Un’ulteriore indagine (2dF) nel 2004 porta il numero di quasars catalogati, all’interno di 1 solo grado dalla galassia, a 142. L’evidenza osservativa del 1984 è ora confermata da un incremento della densità dei quasars all’avvicinarsi ad NGC 1097, cioè la densità numerica dei quasars aumenta in relazione alla vicinanza prospettica alla galassia. I Quasars all’interno di 1 grado di distanza differiscono da dai precedenti essendo significativamente più luminosi. Inoltre compaiono due anelli o archi ellittici di quasars alle distanze fra 20′ e 40′ di distanza dal centro.

Un astrofilo italiano, Daniele Carosati, che normalmente collabora con la Sezione Comete UAI e con il GAD (Gruppo Astronomia Digitale, oltre ad essere impegnato in numerose ricerche professionali come la WEBT (sui blazar) ha collaborato con l’astronomo americano Halton Arp in questo lavoro, che è visibile, in versione pdf (vedere link a fondo pagina).
Il problema cosmologico è ben lungi dall’essere risolto. Accanto al modello standard del Big Bang vi sono anche numerose evidenze, di tipo osservativo, che depongono a sfavore. Un paladino storico di questa “contestazione scientifica” è Halton Arp, un tempo astronomo dell’osservatorio di Monte Palomar, che ora lavora al Max Plank Institute, in Germania. “Alle numerose teorie sul Big Bang – afferma Arp – io contrappongo le mie osservazioni. Le teorie si possono contestare, le osservazioni no: queste vanno solo interpretate ed è su di esse che devono essere fatte le teorie giuste, senza aver paura di abbandonare quelle vecchie e falsificate”. Quindi Arp lancia una sfida ai cosmologi del Big Bang, e dice: “Secondo me i quasars non sono oggetti così luminosi e lontani, come comunemente si crede e come potrebbe indicare il loro redshift, ma oggetti legati a galassie-madri, da cui sono stati generati ed espulsi”. Ricordiamo il caso della galassia NGC 7319, in cui un quasar era visibile davanti alle regioni nucleari della galassia (quasar scoperto da Pasquale Galianni, altro astrofilo italiano !). Ricordiamo anche altri casi inequivocabili di quasar legati fisicamente a galassie “vicine”. Ora questo studio, di Arp e Carosati, mostra che attorno alla galassia NGC 1097, in una regione molto vicina al centro di essa vi sono ben 142 quasars, e con aumento di densità all’approssimarsi al centro e non solo questo, ma vi è anche un aumento di luminosità.
Complimenti ad Halton Arp per la sua caparbietà e serietà scientifica, che non l’ha visto mai arrendersi nei confronti dei suoi colleghi, ma complimenti particolari all’italiano Daniele Carosati, che non spaventandosi di essere astrofilo, collabora a questi livelli con uno dei più grandi astronomi del nostro tempo.

Un commento per articolo “La galassia NGC1097”

  1. ilpost ha scritto:

    Ottimo,Arp ha ragione.

Lascia un commento: